Spesso chi è vittima di un sopruso semplicemente viene piegato dalla forza di chi quel sopruso esercita. A volte, invece, reagisce al torto utilizzando le stesse armi dell’aggressore.
Essere riusciti a sfuggire a questa trappola, aver resistito al sopruso con la conoscenza e la partecipazione è uno dei buoni frutti della nostra lunga lotta contro la discarica. Una comunità intera è stata capace di esprimere il meglio di se, di tirar fuori volontà e talenti che, forse, non immaginava neppure di possedere. Quello che abbiamo messo in campo può costituire un metodo.
Un’unità di popolo che, trovando il sostegno dell’amministrazione locale e nello stesso tempo dandole forza, riesce ad operare una vigilanza democratica a difesa dei beni comuni.
Non abbiamo bruciato cassonetti, non ci siamo scontrati con le forze dell’ordine, non c’è stato bisogno di inviare l’esercito. Abbiamo solo sperimentato che la democrazia è partecipazione.
Non disperdiamoci.