La “quinta mafia” nasce nelle borgate, negli anni ’70, come derivazione dalle mafie tradizionali (Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta) ma poi cambia pelle diventando una criminalità organizzata ‘nostrana’, profondamente radicata sul territorio. A far luce su questa realtà, “cresciuta nell’ombra”, che anno dopo anno sta contaminando la regione e la Capitale, è l´Associazione Libera.
Questa nuova mafia è un mix complesso e variegato di mafie tradizionali, colletti bianchi e delinquenti locali. Boss in grado di reinvestire il denaro di Cosa nostra, camorra e ´ndrangheta.
Una “quinta mafia”, pronta a trasformarsi da soggetto dell´anti-stato a soggetto collaborante, grazie a figure deviate della politica e della pubblica amministrazione.
I capi di questa quinta mafia sono nostri corregionali, nati a Roma o nei centri del Lazio o da moltissimi anni qui residenti, hanno appreso e messo in pratica, negli anni, le strategie e i metodi dei vecchi boss.
Gli indicatori relativi alla penetrazione mafiosa elaborati da Libera non lasciano spazio ad equivoci: da Luglio 2010 a luglio 2011 sono stati sequestrati e confiscati beni mafiosi per 330 milioni di euro. Al 1 ottobre 2011 nel Lazio sono complessivamente 517 i beni confiscati alle mafie , di cui 404 immobili e 113 aziende. Soprattutto questo dato assume un peso importante visto che le aziende sottratte ai boss rappresentano l’8% del totale nazionale segno che il Lazio è terra di investimenti e riciclaggio. Nel 2010 gli intermediari finanziari hanno trasmesso 5495 segnalazioni (15% del totale nazionale) di operazioni sospette di riciclaggio, seconda regione in Italia dopo la Lombardia con un aumento dell’80% rispetto al 2009 (erano 3044).
Secondo ultimo rapporto della Banca d’Italia nel paragrafo che mostra gli importi di flussi scambiati con i paesi e territori a fiscalità privilegiata (paradisi fiscali) il Lazio è la seconda regione d’Italia con 526 milioni di euro di media mensile di bonifici in uscita pari al 12,6% del totale nazionale e 484 milioni di euro medie mensili di bonifici in entrata pari all’8% del totale nazionale.
Secondo l’ultima relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia nel periodo luglio 2009-giugno 2010:sono stati iscritti 354 nuovi procedimenti per reati di competenza della DDA(ai reati di cui all´art. 51 comma 3 bis C.P.P) sono state emesse misure di custodia cautelare a carico di 356 persone.
Nella Relazione finale della Direzione Investigativa Antimafia 2010 il Lazio è la quinta regione con 402 fatti estorsivi denunciati preceduta solo da Campania, Lombardia, Sicilia e Puglia ma prima della Calabria Sempre nel 2010 nel Lazio sono 94 le persone denunciate per reati di concussione e varie tipologie di corruzione prima regione d’Italia dopo quelle a tradizionale presenza mafiosa.
L´aggressione all´ambiente (ciclo dei rifiuti, abusivismo, incendi dolosi, speculazioni) è una importante attività nelle mani della Quinta Mafia. Secondo i dati di Legambiente nel 2010 nel Lazio sono 3124 le infrazioni accertate contro l’ambiente, alla media di oltre otto reati al giorno, con 2011 persone denunciate o arrestate e 751 sequestri effettuati. La Provincia di Roma è la maglia nera a livello nazionale per le province con 1750 infrazioni accertate, ottava la provincia di Latina con 735 infrazioni accertate.
La mafia degli incendi trova miccia per i suoi interessi. Piromani in azioni , braccio operativo degli speculatori. Dal 2007 al 2010 sono andati in fumo 21.986 ettari. .Il 50% degli ettari bruciati riguarda la Provincia di Latina.
Si conferma nel 2011 la grande espansione del traffico degli stupefacenti, controllato dalla criminalità organizzata sia italiana che straniera .Il Lazio detiene il triste primato di aver avuto, nel 2009, il maggior numero di decessi per droga (66 casi.) Basta sfogliare la relazione del Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) riferita al 2010 per avvalorare la tesi: il Lazio è uno dei nodi nevralgici dei traffici di droga.
“Oggi la Quinta mafia dal radicamento- denuncia Libera- è nella fase della contaminazione di persone e settori dell’economia e della politica locale e della criminalità autoctona. Le mafie nei nuovi territori, dapprima investono, poi tendono a contaminare. Creano metastasi. Si diffondono, corrompe lentamente. In silenzio. l pericolo è rappresentato da un sistema di criminalità economica che contamina anche i territori dal punto di vista sociale e culturale”.