Quando le gestioni commissariali del ciclo dei rifiuti produco affari sporchi
In Calabria 11 persone coinvolte: imprenditori, avvocati e funzionari. Pezzi grossi della politica regionale.
Avevano ragione i manifestanti. Sotto la gestione commissariale del ciclo dei rifiuti, che da 15 anni ammorba la Calabria, c´è del marcio. I magistrati della Procura della Repubblica di Catanzaro.
Hanno rinviato a giudizio undici persone tra imprenditori, avvocati e funzionari. Una babele di colletti bianchi dedita, chi più chi meno, all´avvelenamento della Calabria. Pezzi grossi della politica regionale, finiti nella rete degli inquirenti. Tra loro spiccano Graziano Melandri, commissario delegato per l´emergenza rifiuti, e Franco Pugliano, attuale assessore regionale all´Ambiente e sub-commissario ai rifiuti da agosto 2010 a marzo 2011. Il primo ha subìto anche l´onta dell´interdizione dai pubblici uffici.
L´inchiesta parte dai due filoni venuti alla luce in estate. Quando fu rilevata dapprima una
maxitruffa fiscale messa in piedi dai vertici di Enertech, la società veneta che gestisce la discarica di Alli, nel catanzarese, e in seguito disposto il sequestro dello stesso impianto per inquinamento da percolato. “Il mare era la destinazione finale del percolato generato nella discarica al termine di un percorso che attraversava il fiume Alli”, annotano i magistrati. Dal 2008 la discarica è stata gestita, infatti, senza alcun controllo, un impianto che di fatto era fuori da ogni norma. Enertech, in tutti questi anni, non ha posto in essere alcuna attività tra quelle previste per lo smaltimento dei rifiuti, ammassando nella discarica tutto ciò che arrivava dai comuni catanzaresi e da altre zone della regione, ivi compresi rifiuti speciali. Col passare del tempo, ciò avrebbe portato ad una
produzione ingente di percolato, con la vasca di accumulo che si sarebbe ben presto saturata.
Per questo motivo, secondo i pm, gli indagati avrebbero deciso di scaricare nel fiume e, quindi, nell´alto Jonio catanzarese, parte del percolato. Cinque giorni a settimana, anche e soprattutto nelle ore notturne. E chi doveva controllare non lo ha fatto. In carcere sono finiti il proprietario di Enertech, Stefano Gavioli, e quattro manager con ruoli apicali nelle società del gruppo. A costoro vengono contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere finalizzata all´evasione fiscale e alla violazione delle norme ambientali.
In particolare, le indagini, condotte dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza, avrebbero accertato l´esistenza di frodi fiscali legate alle operazioni di smaltimento dei rifiuti per un importo complessivo di 50 milioni. Un meccanismo, a detta della Procura, “non dissimile dall´intestazione fittizia di beni operata dai mafiosi”: un mosaico di società, collegate ad un´unica holding, che, dopo essersi aggiudicate gli appalti per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti solidi urbani, venivano caricate artatamente di ingenti debiti tributari. Scatole vuote, perché le stesse società venivano private delle poste attive traslate in altre società costituite ad hoc. “Quest´ultima inchiesta conferma ciò che andiamo dicendo da anni- spiega Filippo Sestito della Rete difesa territoriale- l´ufficio del
commissario è un vero e proprio `porto delle nebbie´, in cui si incrociano gli interessi
dell´imprenditoria d´accatto, delle `ndrine, dei politici corrotti e clientelari.
Tratto da www.ilmanifesto.it
Quando le gestioni commissariali del ciclo dei rifiuti produco affari sporchi
Aggiungi ai preferiti : permalink.