Basta con l’egoismo sociale, ci vuole uno sforzo collettivo
Signor Presidente, voglio rivolgere al Presidente del Consiglio, alle signore e ai signori
Ministri gli auguri di buon lavoro. Noi abbiamo apprezzato, ed in larghissima parte
condiviso, il discorso del Presidente del Consiglio; ne abbiamo veramente apprezzato lo
stile; voteremo la fiducia al Governo senza giri di parole, senza asticelle, senza paletti,
senza termini temporali. Abbiamo lavorato perché la svolta ci fosse, abbiamo lavorato
perché un nuovo Governo potesse nascere, lo abbiamo fatto con onestà, con unità fra di
noi, con disinteresse: prima di tutto l’Italia è stato il nostro slogan. Lo abbiamo fatto con
rispettoso riguardo alle indicazioni del Capo dello Stato, che da italiani vogliamo ancora
una volta ringraziare.
Rivendichiamo di avere visto, da tempo e per tempo, la crisi; rivendichiamo di aver
visto, da tempo e per tempo, l’esigenza di un cambio di rotta; ed è per questo, signor
Presidente del Consiglio, che nessuno come noi conosce i compiti pesanti e drammatici
che ha di fronte questo Governo. Sia dunque chiaro come ci comporteremo, e voglio
dirlo con semplicità, davanti agli italiani. Signor Presidente del Consiglio, in primo
luogo noi tuteleremo il suo Governo verso chiunque volesse scaricare su di esso
responsabilità che non ha. Mi auguro, caro Reguzzoni, che non sia così, perché se così
fosse, sia chiaro che noi non stiamo zitti, perché loro sono lì da un giorno, noi siamo qui
da tre anni, vi abbiamo visto all’opera negli ultimi otto anni su dieci e conosciamo la
colla dei manifesti; sia chiaro.
In secondo luogo, noi non pretenderemo mai di dettarvi i compiti e neanche ci
aspettiamo che voi facciate, su tutto, quello che faremmo noi; vi sosterremo lealmente e
lo faremo però con l’orgoglio delle nostre idee, con la bussola delle nostre idee. Ecco
alcune delle nostre idee, vi chiediamo semplicemente di tenerne conto, sto alla sostanza
naturalmente, i particolari si vedranno: noi non chiediamo miracoli, ci fa piacere che non
ne promettiate; chiediamo sobrietà, ci fa piacere che la stiate dimostrando; desideriamo
verità e fiducia, perché la fiducia nasce solo dalla verità, e ci fa piacere aver ascoltato
finalmente parole di verità sulla crisi. Noi non pensiamo che la fase finale di una
legislatura, senza la spinta di una grande consultazione popolare, elettorale, possa dare
vita a quella ricostruzione democratica e sociale che mettiamo nel nostro orizzonte, nel
nostro impegno, che continua e rimane quello, e tuttavia confidiamo che una traccia del
percorso da fare possa essere posta subito, che l’emergenza possa essere affrontata con
vigore, che possano mettersi in cammino processi di riforma, sia su impulso del Governo
sia per iniziative parlamentari sui temi elettorali, istituzionali, della sobrietà, del rigore
della vita pubblica, della politica. Quella traccia a cui mi riferisco noi desideriamo
vederla sui grandi assi, nella prospettiva di ricostruzione e di riscossa che immaginiamo
per l’Italia. Noi desideriamo che l’Italia torni al suo posto in Europa con la dignità di un
Paese fondatore. Bene, molto bene, Presidente del Consiglio, che noi riprendiamo il
nostro posto tra le prime tre realtà di questa Europa; molto bene!
E desideriamo che l’Italia aiuti l’Europa ad essere Europa, perché il problema non è
l’euro, ma l’Europa che non c’è e se noi dobbiamo togliere l’Italia dal luogo più esposto
della crisi, dove non dovremmo essere, dove siamo stati portati drammaticamente e
pericolosamente questo non basta. Infatti se non si correggono alcuni fondamentali delle
politiche europee che abbiamo visto fin qui nessuno può davvero salvarsi, nessuno. E
desideriamo che l’Europa volga finalmente lo sguardo al Mediterraneo, a proposito del
nostro sud, con le enormi novità che stanno avvenendo lì, purtroppo nel nostro
assordante silenzio.
Lei ha puntato sulla crescita, bene le dico cosa pensiamo noi. Noi pensiamo che le
disuguaglianze sociali e territoriali siano contro la crescita che la dequalificazione, il
declassamento del lavoro e della conoscenza, che l’eccesso di precarizzazione siano
contro la crescita, che le rendite amorfe, le posizioni di rendite corporative siano contro
la crescita che la pletora della pubblica amministrazione sia contro la crescita, che la
sottovalutazione dei temi ambientali dell’innovazione tecnologica, dell’efficienza
energetica sia contro la crescita. E che in particolare l’egoismo sociale, la vergognosa
infedeltà fiscale l’idea di salvarsi da soli sia contro la crescita e contro il Paese.
Presidente, basta con l’egoismo sociale! Se le rimanesse un solo euro in cassa, per
cortesia lo spenda per un servizio per i disabili, perché senza solidarietà non c’è senso di
comunità e senza senso di comunità non possiamo salvarci.
Basta con l’egoismo sociale, ci vuole uno sforzo collettivo, collettivo, dove chi ha di più
deve dare di più e dove chi è stato disturbato meno deve esser disturbato di più. E le
chiediamo dentro questa ispirazione – lo diceva anche l’onorevole Casini – riprenda il filo
del dialogo sociale, partendo dal 28 giugno, da quella base, perché quella base dia nuovi
frutti, una vera assunzione di responsabilità. Su ogni singolo tema i nostri parlamentari
sono a disposizione e saranno costruttivi per sostenere quello che lei ha definito un
Governo di impegno nazionale. Benissimo, un Governo di impegno nazionale: ciascuno
si prenda la sua responsabilità, noi non metteremo condizioni e non accetteremo che ve
ne siano. Certo, anche oggi lei ha dimostrato di non avere timidezze e questo ci fa molto
piacere e così come non ne ha avute, per esempio, nominando le pensioni, sono sicuro
che, qualora venisse il caso, non ne avrebbe neanche per nominare, per esempio, i grandi
patrimoni immobiliari.
Infine, e concludo su questo, noi desideriamo essere presenti in Europa non solo per gli
spread, che sono rilevantissimi anche se vedo già qualche segnale positivo. Ci interessa
esserci per i diritti di cittadinanza e di civiltà e riprendo quel che ha detto l’onorevole
Franceschini (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi, cari leghisti,
vi dico dove ci avete portato con un esempio solo: noi abbiamo centinaia di migliaia di
figli di immigrati che pagano le tasse e lavorano, che stanno andando a scuola, che
parlano l’italiano e che non sono né immigrati né italiani, non sanno chi sono! È una
vergogna!
In Europa ci si va con delle misure di civiltà. Non possiamo solo parlare alle tasche degli
italiani, dobbiamo parlare anche al cuore degli italiani e al nostro stesso cuore, che si è
addormentato dopo la vostra cura. Basta! Basta! Ho finito. Concludo con questo. Solo
dieci giorni fa – dicasi dieci giorni fa – si è chiusa qui in Parlamento una fase. Dopo solo
dieci giorni siamo in un altro universo. Lo dico per tutti, guardate, per tutti, sentendomi
solidale con tutto questo Parlamento.
Voglio dire questo: non so in quanti altri posti al mondo, in analoghe condizioni,
compresi i Paesi che ci fanno la lezione, sarebbe stato possibile, in dieci giorni, un fatto
di questo genere.
Questo significa che alla fine siamo italiani e siamo ancora in condizione di stupire,
dobbiamo solo avere fiducia in noi stessi.
Tratto dal resoconto stenografico della Camera dei Deputati