Sasha e Malia, di fronte ai nostri occhi state crescendo per diventare due forti, intelligenti e bellissime giovani donne, proprio come vostra madre. E Io sono davvero orgoglioso di voi due. Ma credo che per ora un cane possa bastare.
Alla miglior squadra per la campagna elettorale e ai migliori volontari nella storia della politica, dico grazie. Alcuni di voi questa volta erano nuovi e alcuni ci sono stati sin dal vero inizio ma tutti voi siete una famiglia.
Qui non importa cosa fate o da dove venite, voi porterete il ricordo della storia che abbiamo fatto insieme e avrete il riconoscimento a vita di un presidente a voi grato-
Grazie per crederci in ogni modo, attraverso le colline e le valli. Voi mi avete tirato su per lintero percorso e Io vi sarò sempre grato per tutto ciò che avete fatto e per lincredibile sforzo che ci avete messo.
Io so che le campagne elettorali possono, certe volte, sembrare piccole, anche sciocche, e che alimentano i cinici che ci dicono che la politica non è nientaltro che una gara tra ego o il dominio di interessi particolari.
Ma se avete mai avuto l’opportunità di parlare alla gente che vanno alle affollate manifestazioni in una palestra di un liceo o di vedere la gente che lavora fino a tardi in un ufficio per la campagna elettorale in una qualche piccola contea lontana da casa, scoprirete che qualcosaltro; sentirete la determinazione nella voce di un giovane organizzatore territoriale che sta facendo il suo dovere al college e vuole essere sicuro che ogni ragazzino abbia le sue stesse opportunità.
Sentirete l’orgoglio nella voce di un volontario che sta andando porta a porta perché suo fratello è stato finalmente assunto da quando la fabbrica locale di automobili ha aggiunto un nuovo turno.
Sentirete il profondo patriottismo nella voce della consorte di un militare che sta lavorando al telefono fino a tardi per essere sicura che nessuno tra coloro che combattono per questa nazione debba mai combattere per un lavoro o un tetto sulla testa una volta tornati a casa.
Questo è il motivo per cui lo facciamo. Questo è ciò che la politica può essere. Questo è il motivo per cui le elezioni sono importanti. Non è qualcosa di piccola, è qualcosa di gigantesco. Qualcosa di importante. La democrazia in una nazione di 300 milioni può essere rumorosa e disordinata e complicata. Ognuno di noi ha le sue opinioni e le ha sostenuto profondamente.
E quando attraversiamo tempi duri, quando prendiamo grandi decisioni come una nazione; ciò necessariamente suscita polemiche. E questo non cambierà stanotte e non deve. Quelle discussioni che abbiamo sono segno della nostra libertà.
Non possiamo mai dimenticare che mentre parliamo, ci sono delle persone lontane che proprio ora stanno rischiando le loro vite per avere lopportunità di discutere delle questioni che stanno loro a cuore. L’opportunità di organizzare le loro elezioni come noi abbiamo fatto oggi.
Ma nonostante tutte le nostre differenze, molti di noi condividono certe speranze per il futuro dell’America. Noi vogliamo che i nostri figli crescano in una nazione dove abbiano accesso alle migliori scuole e ai migliori insegnanti. Una nazione che viva all’altezza della sua eredità di leader mondiale nelle tecnologie, nelle scoperte e nelle innovazioni; con tutti i buoni lavori e affari che ne derivano, per vivere in un’America, che non sia appesantita dal debito, che non sia indebolita dalla disuguaglianza. Che non sia minacciata dalla potenza distruttiva di un pianeta surriscaldato. Noi vogliamo trasmettere una nazione che è salva e rispettata e ammirata in tutto il mondo. Una nazione che è difesa dalla più forte potenza militare sulla Terra e dalle miglior truppe che questo mondo abbia mai conosciuto. Ma anche una nazione che si muove con sicurezza oltre questo tempo di guerra per costruire la pace. Che è costruito sulla promessa della dignità di ogni essere umano.
Noi crediamo in un’America generosa, in un’America compassionevole, in un’America tollerante, aperta ai sogni della figlia di un immigrato che studia nelle nostre scuole e che giura sulla nostra bandiera. Al giovane ragazzo nel lato a sud di Chicago, che vede una luce oltre il più vicino angolo della strada. Al figlio di un artigiano nel North Carolina che vuole diventare un ingegnere o uno scienziato.
E ingegnere o imprenditore, diplomato o anche presidente, questo è i futuro per cui noi speriamo. Questa è la visione che condividiamo, questo è ciò verso cui dobbiamo andare. Avanti. Questo è ciò verso cui dobbiamo andare.
Noi saremo in disaccordo a volte ferocemente su come arrivarci; come è stato per più di due secoli, il progresso arriverà a singhiozzo, non è sempre una strada dritta e agevole. Di per sé un riconoscimento delle nostre comuni speranze e dei nostri sogni non concluderà la fase di stallo, o risolverà tutti i nostri problemi o sostituirà il duro lavoro di costruire il consenso. Dal realizzare i difficili compromessi necessari per portare avanti questa nazione, da questo legame comune dobbiamo cominciare. La nostra economia sta recuperando, il nostro decennio di guerra sta finendo. Una lunga campagna è ora finita.
E se ho guadagnato il vostro voto o no, vi ho ascoltati. Ho imparato da voi e voi mi avete reso un presidente migliore. Con le vostre storie e le vostre lotte, sono tornato alla Casa Bianca più determinato e più ispirato che mai riguardo al lavoro che bisogna fare e il futuro che giace davanti. Questa notte avete votato per l’azione, non per la solita politica. Ci avete eletti per concentrarvi sul vostro lavoro, non sul nostro.
E sto guardando avanti per raggiungere e lavorare, nei prossimi mesi e settimane, con i leader di entrambi i partiti per affrontare le sfide che possiamo risolvere solo insieme; ridurre il nostro deficit, riformare il nostro sistema erariale, aggiustare il nostro sistema di immigrazione, liberarci dal petrolio estero, abbiamo molto lavoro da fare.
Ma questo non significa che il vostro lavoro è finito. Il ruolo di cittadino nella nostra democrazia non si conclude con il vostro voto. L’America non si è mai occupata di ciò che si sarebbe potuto fare per noi, l’America si occupa di ciò che può essere fatto da noi, insieme, attraverso il duro ma necessario lavoro dellauto-governo. Questo è il principio sul quale ci siamo fondati.
Questa nazione ha più benessere di ogni altra, ma non è questo che ci rende ricchi. Noi abbiamo la più forte potenza militare, ma non è questo che rivende forti. Il nostro sistema universitario, la nostra cultura, sono l’invidia del mondo ma non è questo che porta il mondo a venire fino alle nostre sponde. Ciò che rende eccezionale l’America sono i legami che ci rendono insieme la più diversa nazione sulla Terra, la convinzione che il nostro destino è condiviso, che questa nazione funziona solamente quando accettiamo certi vincoli nei confronti del prossimo e delle future generazioni, che la libertà per cui molti americani hanno lottato e sono morti deriva dalla responsabilità e dai diritti, tra i quali ci sono lamore, la carità, il dovere e il patriottismo. Questo è ciò che rende grande l’America.
Io sono speranzoso perché ho visto lo spirito al lavoro in America. L’ho visto nell’azienda di famiglia i cui proprietari preferiscono tagliare il proprio stipendio piuttosto che licenziare i loro vicini, e nei lavoratori che preferiscono tagliare il proprio orario di lavoro piuttosto che vedere un amico che perde il lavoro.
L’ho visto nei soldati che si arruolano nuovamente dopo aver perso un arto, e in quelli dei reparti speciali che hanno salito le scale al buio e in situazioni di pericolo perché sapevano di avere un compagno che guardava loro le spalle.
L’ho visto sulle sponde del New Jersey e di New York, dove i leader di ogni partito e livello di governo hanno messo da parte le loro differenze per aiutare una comunità a ricostruire dai rottami di una terribile tempesta.
E l’ho visto laltro giorno, a Mentor, in Ohio, dove un padre mi ha raccontato la storia di sua figlia, di otto anni, la cui lunga battaglia contro la leucemia sarebbe costata quasi tutto alla sua famiglia se non fosse stato per la riforma sanitaria approvata appena pochi mesi prima. La compagnia di assicurazione stava per smettere di pagare per le sue cure.
Io ho avuto lopportunità non solo di parlare con il padre ma anche di incontrare la sua incredibile figlia, e quando lui ha parlato alla folla che ascoltava la sua storia, ogni genitore in quella stanza aveva le lacrime agli occhi perché noi sapevamo che quella piccola ragazza avrebbe potuto essere la nostra. E Io so che ogni americano vuole che il futuro di quella ragazzina sia luminoso.
Questo è ciò che siamo. Questa è la nazione che sono fiero di guidare da presidente.
E stanotte, nonostante tutte le difficoltà attraverso cui siamo passati, nonostante tutte le frustrazioni di Washington, non sono mai stato più speranzoso riguardo al nostro futuro.
Non sono mai stato più speranzoso riguardo all’America. E Io vi chiedo di sostenere questa speranza. Non sto parlando di cieco ottimismo. Il tipo di speranza che solo ignora lenormità dei compiti a venire o i blocchi che ostacolano il nostro cammino. Non sto parlando del desideroso idealismo che ci permette di sederci in panchina o sottrarci a una battaglia.
Io ho sempre creduto che la speranza è quella cosa ostinata dentro di noi che insiste, nonostante le evidenti avversità, che qualcosa di meglio ci aspetta in lontananza se abbiamo il coraggio di continuare a raggiungerlo, di continuare a lavorare, di continuare a combattere.
America, Io credo che noi possiamo costruire sul progresso che abbiamo realizzato e continuare a combattere per nuovi lavori e nuove opportunità e nuova sicurezza per la classe media.
Io credo che possiamo mantenere la promessa dei nostri padri fondatori. L’idea che se desideri lavorare sodo, non importa chi sei o da dove vieni o come appari o chi ami, non importa se sei nero o bianco o ispanico o asiatico, o nativo americano, o giovane o vecchio, o ricco o povero, abile, disabile, gay o etero, tu puoi farlo.
Io credo che possiamo afferrare questo futuro insieme. Perché non siamo così divisi come la nostra politica suggerisce. Non siamo così cinici come credono gli esperti. Noi siamo più grandi della somma delle nostre ambizioni personali.
E siamo più che una collezione di stati rossi e stati blu. Noi siamo e saremo sempre gli Stati Uniti d’America. Con il vostro aiuto e la grazia di Dio, noi continueremo il nostro viaggio in avanti. E ricordiamo al mondo perché viviamo nella più grande nazione sulla Terra. Grazie America, Dio vi benedica, Dio benedica questi Stati Uniti.”
6.11.2012 – Discorso del 44mo ed attuale Presidente degli Stati Uniti d’America
Barack Hussein Obama II