Art. 18: referendum tra iscritti?

Tutti ricordiamo i giorni della nascita del Governo Monti. La maggioranza di centrodestra guidata da Berlusconi, preoccupata solo di spargere un irresponsabile ottimismo e difendere i privilegi del capo, aveva condotto il Paese sull’orlo del fallimento economico.
L’esecutivo Monti, anche per la qualità personale dei suoi componenti, sembrava essere l’unico sentiero da percorrere per sfuggire a quel destino. Il Partito democratico, che tutti i sondaggi davano vincente in caso di elezioni anticipate, per senso di responsabilità ha dato il suo sostegno. Ma le cose non stanno andando come dovrebbero. Prima si sono colpiti i pensionati, dicendo che lo si faceva per i giovani ma si è fatta solo cassa. Poi non sono state toccate le banche e le corporazioni. Non si sono toccati i grandi patrimoni. Non si interviene sulla Rai e, probabilmente, si regaleranno le frequenze. Nessuna remora però sul lavoro. Si interviene sull’articolo 18, si cancellano la cassa integrazione straordinaria e la mobilità.
Bersani annuncia che non ci sta e la CGIL proclama 16 ore di sciopero. Alcuni dirigenti del Partito Democratico, ancor prima che la discussione sia terminata, si pronunciano favorevoli alla controriforma. La base però si ribella. Il consigliere regionale del Lazio Enzo Foschi, chiede che a decidere siano gli iscritti: “una decisione così importante non la possono prendere da soli i deputati nominati”. Il referendum tra gli iscritti è previsto dall’articolo 27 dello statuto se richiesto dal 5% degli iscritti. E’ il momento di usarlo.
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