Sul conflitto di interesse

Prima di trattare un argomento annoso e così serio, come il conflitto di interesse, rallegriamoci con l’attualità di questi giorni. In realtà non ci sarebbe nulla di allegro, perché le notizie che riportano i media non hanno nulla di divertente.  Qualche volta, al massimo,  ci possono strappare un sorrisetto  amaro.

Francesca Pascale: “Sposerò Silvio Berlusconi. Deve dirmi di sì al matrimonio”. 

Attenta Francesca, la frase che Silvio ripete più spesso il giorno dopo è “sono stato frainteso”.

Simone Baldelli (Pdl) è stato eletto vicepresidente della camera, superando largamente la collega  Daniela Santanchè.

Sono stati entrambi sottoposti ad una severa selezione:  lei ha ricevuto 8 voti di preferenze perché   “tale e quale” a Crudelia De Mon; a lui sono andati 274  voti perché sa imitare  la Presidente  Boldrini e quindi può  fare il vicepresidente-imitatore-della-camera.

Silvio Berlusconi: “Non dormo da 55 giorni, i peggiori della mia vita”

Niente, se paragonati ai 7.300 giorni  di patimenti che, negli ultimi vent’anni, hanno subìto  oltre la metà degli italiani.

Schifani conferma la minaccia di dimissioni di massa di tutti i parlamentari  in caso di decadenza del Cavaliere da senatore.

In massa sull’ Aventino? Sono in tutto 197 parlamentari: 99 senatori e 98 deputati. Ma se anche fossero un milione di persone a fare una cosa così idiota, la cosa non cesserebbe di essere idiota.

Barbara Berlusconi: “Se mio padre è un delinquente, perché hanno fatto con lui gli ultimi due governi?

Beh, questa è una bella domanda.  E’ ciò che si chiedono anche milioni di elettori del Pd.

In particolare, la gente di sinistra si domanda:” Ma quante giravolte devono fare ancora il Pdl e il suo padrone per far capire ai dirigenti del Pd e ai membri del governo che questa destra è inaffidabile?” In tutta Europa,  in America e in Cina sanno che Berlusconi sta al governo  per farsi gli affari suoi e non esce dal Senato per non finire in galera.

Altro che “ il  bene del Paese … senso di responsabilità…amore per l’Italia… “ e altre ipocrisie di questo genere.  Gli interessi di Berlusconi e del suo esercito non sono gli interessi degli italiani. Lo dimostrano le attività illecite a partire dal 1978, e un ventennio di attacchi alla magistratura, alla stampa, alla Costituzione.

E basta con l’uso degli eufemismi : non se ne può più di sentire i dirigenti del Pd che invitano il caimano a fare un passo indietro e al senso di responsabilità; addirittura esprimere  comprensione per un delinquente  e  rispetto   per i suoi accoliti.

Alle minacce e ai tentativi di ricatti si risponde soltanto con la forza della legge. E con qualcosa di equivalente ad un vaffa!

Torno all’argomento del titolo con una storia personale.  Nel 1958, allora ventenne, partecipai ad una selezione per un posto di disegnatore  presso la sede Rai di via Teulada.  Non so quanti furono i partecipanti. Ricordo soltanto che il giorno del mio esame c’erano diverse decine di disegnatori radunati in una grande sala. La prova  consisteva nella realizzazione  grafica di un tema assegnato e richiedeva alcune ore di lavoro.  Qualche tempo dopo  ricevetti dalla Rai la convocazione per un colloquio, durante il quale, oltre ad alcune formalità,  mi fu  annunciato che avevo vinto la gara.  Lo stesso giorno fui  presentato al mio futuro “capo-ufficio” e questi  mi guidò nel reparto disegnatori del TG Uno dove erano  presenti tre giovani. Al termine della visita il capo-ufficio mi accompagnò all’uscita e mi disse: “Molto bene, mi complimento con te, ci vediamo Lunedì prossimo. Ah, guarda,  sarete in quattro, ma  lavorerai tu solo.”

Lungo  tutto il tragitto per tornare  casa, continuai a domandarmi  cosa volesse dire  quella frase  Sarete in quattro, ma lavorerai tu solo. Non  ne capivo il senso.   Più tardi, raccontando l’accaduto agli amici del bar ebbi la risposta dal  più anziano del gruppo : “E’ chiaro, tre sono raccomandati e tu no!”

In quegli anni era proprio così: alla Rai prendevano «un democristiano, un socialista, un comunista e uno bravo». Successivamente,  per ridurre i costi limitarono le assunzioni ai primi tre.  Le cose sono cambiate da allora? Sembrerebbe  proprio di no, come pare indicare lo scandalo dell’ex governatrice Pd della Regione Umbria.

Un partito di sinistra, di vera sinistra, dovrebbe occuparsi del Bene Comune . Controllare che le aziende pubbliche siano ben governate nell’interesse collettivo, non per interessi di partito.

Anche quando l’interesse comune coincidesse con l’interesse del partito, si verifica un conflitto di interessi. E questo non fa il Bene Comune.

 

Un saluto ai compagni, Raffaele Giannini

Aggiungi ai preferiti : permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam