“Dopo di noi il diluvio” è un modo di dire italiano ma deriva dal francese après nous le déluge per significare che dopo la propria morte (reale o metafisica) le cose andranno a finire male. A scuola ci avevano insegnato che a pronunciare la frase après moi le deluge fosse stato il re di Francia Luigi XV per dimostrare il suo scarso interesse per il destino altrui, tanto della sua corte quanto dei suoi sudditi. Gli storici, invece, attribuiscono la frase aprè s nous le deluge (al plurale) a Madame de Pompadour che intendeva sollevare il morale di Luigi XV, suo amante, invitandolo a non pensare alle drammatiche conseguenze di una sconfitta militare. Non è importante sapere chi è stato a pronunciare quella frase (se Luigi XV o se la Pompadour, se al singolare o se al plurale). Quel che conta per la storia è la circostanza in cui quella frase fu pronunciata: la sconfitta dei francesi (franco-austriaci) nella battaglia di Rossbach da parte del re di Prussia Federico il Grande. In effetti, quella sconfitta rappresentò per la Francia il punto di non ritorno della “Guerra dei sette anni” e divenne il segno di una nuova mentalità. Coscienza di sé e autostima investirono le generazioni allora emergenti in Europa e in Francia, persino tra gli intellettuali francesi, tra cui molti aristocratici come Voltaire.
In questi giorni il Cavaliere senza cavallo sta dando l’ennesima prova di irresponsabilità, ormai vittima, oltre che del suo narcisismo, anche di un’incipiente fuga dissociativa dalla realtà : incapace di comprendere quello che ha fatto e confuso circa la sua conseguente responsabilità. Nel tentativo di scrollarsi dalle spalle il peso della condanna definitiva della Cassazione va dicendo frasi senza senso, che non hanno riscontro con la realtà giuridica, politica e civile italiana ed europea. Sembra ispirarsi al mito di Sansone “Muoia Sansone con tutti i filistei”. E il coro di pappagalli che gli ruotano intorno fanno a gara a chi la dice più grossa, senza vergogna.
Probabilmente, le ragioni per le quali il Cavaliere non può accettare la sconfitta non le conoscono né i suoi simpatizzanti, né i suoi avversari e, forse, nemmeno lui stesso .
Le conoscono bene, invece, gli psicanalisti e gli psichiatri, cioè coloro i quali per ragioni professionali (non politiche) si occupano di disturbi della personalità.
Alexander Lowen:
“Nel linguaggio comune, il narcisista è una persona che si preoccupa soltanto di se stessa, escludendo tutti gli altri.
Il termine narcisismo descrive una condizione sia psicologica che culturale. A livello individuale indica un disturbo della personalità, caratterizzato da un esagerato investimento nella propria immagine a spese del sé.
I narcisisti sono più preoccupati di come appaiono che non di cosa sentono. In realtà negano i sentimenti che contraddicono l’immagine che cercano. Agendo senza sentimenti, tendono a essere seduttivi e manipolativi, aspirano a ottenere il potere e il controllo sugli altri”.
Per lo psicanalista Theodore J. Rubin, “il narcisista diventa il proprio mondo e crede di essere lui il mondo intero”.
Per lo specialista italiano di psicologia politica, Piero Rocchini: Per accettarsi il narcisista deve nutrirsi di continui giudizi e conferme positive. E’ una fame continua, insaziabile, perché ciò che arriva dall’esterno deve coprire una sensazione interna di inadeguatezza senza limite. E’ proprio questa necessità di compensare qualcosa di estremo che spinge a prese di posizione altrettanto estreme, con definizioni ufficiali di se stessi del tipo:” Sono importante, anzi importantissimo. Sono il centro dell’universo e gli altri esistono solo in mia funzione”. In nessun caso viene accettata la messa in discussione del proprio potere e ruolo: l’angoscia che ciò provocherebbe sarebbe troppo grande. La posizione del narcisista è quindi: “ Tutto quello che può mettermi in discussione va distrutto”.
Ma a parte i giudizi degli psicanalisti, non è sufficiente il curriculum del personaggio per capire la personalità politica di un individuo? Dobbiamo attendere che allo stato confusionale seguano le allucinazioni e il delirio?
Gli uomini virtuosi del centro-destra si adoperino per ridisegnare il loro partito.
Gli uomini virtuosi del centro-sinistra tirino dritto.
Un saluto ai compagni, Raffaele Giannini